‘A Muntagna

Intimo soffio.

Siamo sullo sfiatatoio della Terra; da qui la si sente soffiare come certi cetacei nei racconti di Melville, si sente il calore del suo nucleo. Probabilmente siamo stati solo fortunati, ma a me piace pensare che lei, ‘A Muntagna, ci abbia riservato una calorosa accoglienza, mostrandosi intima, nuda e non volgare. Con l’intensità di quelle strette di mano che vanno oltre la consuetudine sociale del saluto. È pur vero che siamo sull’Etna, la Regina per i Catanesi e che lei, come tutte le Signore che si rispettino, ha voluto darci un benvenuto autorevole e insieme affascinante; sensuale oserei dire. E oso.

 

Qui più che altrove si sente l’impotenza del nostro sistema respiratorio se paragonato a questi crateri vivi. Mi trattengo perché sono in compagnia, ma la voglia è di urlare. Ho gli sci ai piedi con Hervé e Tudor, siamo su un vulcano, e un’eruzione sta iniziando. Il vento ci accompagna dall’inizio, ma ora soffia forte e aumenta metro dopo metro. Questa superficie crostosa scolpita da aria e freddo è la superficie del nostro pianeta, così come lo sono le rocce nere e calde intorno. Come tante cose su cui ogni giorno poggiamo i piedi senza badarci troppo.

 

[Forse bisognerebbe fare più attenzione. E trattenersi meno.]

 
 

Hervé.

A rendere memorabili certe storie, spesso, non è una cosa soltanto. In questo caso, va detto; la Natura ha assolto bene il suo compito, ma a me è rimasta forte l’esperienza umana. Hervé Barmasse non ha bisogno di presentazioni, ma io ve lo descrivo lo stesso. Perché la fotografia parla a ognuno in modo diverso, le parole sono inequivocabili. Capace di esprimersi, in montagna o verbalmente, con eleganza d’altri tempi. Uomo intelligente dal viso allungato e zigomi temprati. Labbra sottili oscillano tra ingenuità e astuzia, tutt’intorno una barba brizzolata e occhi scuri non induriti dalla montagna. 

 

Un predestinato “figlio del Cervino”; Guida Alpina da quattro generazioni, non si è distinto solo per le salite in solitaria realizzate in tutto il mondo, ma anche e soprattutto per la filosofia con cui porta avanti il suo essere alpinista, ponendo al centro il rispetto dell’uomo e dell’ambiente. Prima di numeri, tempi e altro. Quando Hervé parla con Tudor si rivolge a un amico, ma nei suoi modi mi pare di notare, insieme a tanta stima, quell’incondizionato senso di protezione che le Guide Alpine hanno con i clienti. Lo stesso dei genitori con i figli. L’assenza di presunzione lo rende lucido e, pur consapevole del valore dell’esperienza, capace di sposare con sincero trasporto la visione dell’amico più giovane. La fiducia nel futuro non fa fermare le lancette, ma ti permette di sentirle scoccare a ogni giro, restando parte attiva del meccanismo.

 

[Hervé questo lo sa]

Anche in ginocchio su questo ghiaccio, nel frame della macchina fotografica che esclude il superfluo, vedo questo: due uomini stretti in un abbraccio sincero, mentre alle loro spalle la Terra è viva. Tutto lo è.

 
 

Tudor.

Tudor Laurini, in arte Klaus, è esattamente quello che è. Viso pulito, geniale nella sua giovinezza. Sorriso umile e contagioso. Non si considera un’artista pur essendolo. Tudor è tante cose insieme; che diventasse content creator era inevitabile, ma nasce come producer di musica elettronica. Ha di recente dato vita a Wanderlust, un progetto che, nel porsi come obiettivo quello di portare sotto i riflettori le bellezze naturali e artistiche del nostro Paese, dimostra tutta la sensibilità di un giovane visionario nel modo di fare e sentire le cose. 

 

L’incontro.

Inevitabile l’incontro con Hervé. Due uomini che non si conoscono da sempre, ma che quando si sono conosciuti si sono riconosciuti. Condividono la passione per la montagna, così come l’interesse verso “il nuovo”. Colpisce la loro fascinazione per le cose della vita. E per le persone. Non è poco. L’unione tra i due ha dato vita a un progetto che va oltre questi crateri di fumo e cenere che stanno letteralmente invadendomi la testa qui, mentre striscio i miei sci su sottili lastre di neve precaria che ci separano di pochi centimetri dal basalto scuro.

 
 

A rafforzare il modo in cui i due interpretano le cose, va sottolineato che la tappa vulcanica non è un’esperienza fine a sé stessa. Oltre a scalare, sciare e abbracciarsi, Hervé e Tudor sviluppano insieme progetti dove la montagna, seppur raccontata dalla loro voce, resta protagonista indiscussa. Ne è un esempio il progetto WeClub; un tour italiano per divulgare la bellezza delle nostre montagne scalando alcune cime simbolo che rappresentano le origini del Club Alpino. L’itinerario ricopre tutto il territorio italiano, dall’arco alpino, alla dorsale appenninica, passando dalle isole raccontando l’etica, i valori e le sfide dei popoli di montagna, degli appassionati delle attività outdoor e del Club Alpino Italiano nato per divulgare, difendere e promuovere le terre alte del nostro pianeta. Preferiamo non andare oltre; parleranno le immagini che verranno proiettate in anteprima al Trento Film Festival 2022 e, più avanti, sul canale YouTube di Klaus.

 

Oltre i fumi. Sempre a Trento.

Inoltre, una nuova sezione debutta quest’anno al Trento Film Festival: Quarta Parete. Uno spazio dedicato ai content creator e aperto alle opere prodotte per i canali YouTube. La collaborazione tra Hervé e Tudor è stata capace di portare una svolta nella cinematografia di montagna, dando valore alla narrazione contemporanea evidenziandone le potenzialità e permettendo un serio ragionamento sul futuro di questa dimensione. Prima forse più effimera, ora certamente tangibile.

Mi torna alla mente quel detto, tanto retorico quanto vero, sulle cose che puoi amare oppure odiare, di certo non ignorare.

Si sa, la “questione social media” è ancora argomento di acceso dibattito nonostante i temi siano ormai esausti. Indubbiamente è uno strumento potente, con pro e contro. Ma d’altronde cosa, oggigiorno, non lo è? Sta al buonsenso del divulgatore sfruttare il digitale in maniera costruttiva per tutti. Al di là delle masturbazioni mentali che possiamo farci intorno alla questione è innegabile, come detto sopra, la rivoluzione apportata dalla digitalizzazione non solo nelle modalità di fruizione, ma anche e soprattutto di creazione dei contenuti. Credo che negare le potenzialità di tutto questo equivalga all’ottusa visione di quei pittori realisti che storcevano il naso davanti al genio incompreso di Van Gogh. Perché quello che fanno certi ragazzi oggi, nell’editing video giusto per fare un esempio, rappresenta una nuova forma d’arte. Da capire, da cavalcare, a cui aderire senza remore.

Lo sviluppo e il successo di YouTube, in questo senso, ne è la conferma. La lunga strada che, dalla nascita del cinema arriva al video come fenomeno di massa, non ha portato alla scomparsa dei film bensì ha affiancato, a quello che rimane un universo altro, una serie di contenuti multimediali innovativi, interattivi, artistici, non ignorabili né trascurabili.

 
 

L’Unesco.

Ancora una cosa vi voglio dire, per chiudere il cerchio. Il 19 dicembre 2019 l’Unesco ha riconosciuto l’Alpinismo come elemento del Patrimonio culturale immateriale. Un importante riconoscimento, dunque, per l’arte di scalare in maniera rispettosa dell’ambiente, ispirata da principi di solidarietà e libertà. Ed è la stessa organizzazione ad aver aderito, sostenendolo, al progetto WeClub.

Hervé, a cena e senza badarci troppo, tra un sorso di vino rosso e un assaggio di ricotta: “…Salire e scendere possono avere la stessa importanza, rimane l’interpretazione.” 

Di nuovo senza svelare oltre, credo che la frase confermi gli ideali del progetto e, insieme, racchiuda tutto il non detto di queste parole.


Ci vediamo al TFF.

Saluti,

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